Il «Siculorum Gymnasium» e il dibattito attuale sul sapere umanistico

di Giancarlo Magnano San Lio

Il «Siculorum Gymnasium», la storica rivista già della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, attiva con continuità dal 1948, riprende le pubblicazioni con questo numero d’esordio. E lo fa con una veste fortemente rinnovata ed in formato elettronico, cercando di adattarsi al mutare dei tempi senza perdere, però, le proprie ragioni originarie. È un momento importante, che saluto con avveduta speranza e con una certa emozione, dal momento che si tratta di una delle tante manifestazioni di rassicurante vitalità e di appassionato e rigoroso lavoro che da qualche tempo segnano favorevolmente le attività del Dipartimento di Scienze Umanistiche. Per questa ragione la mia gratitudine, che vuole essere anche e soprattutto apprezzamento per lo straordinario lavoro che vede oggi impegnate tutte le componenti del Dipartimento, va in primo luogo ai docenti, agli studenti ed al personale tecnico-amministrativo: fin dal mio insediamento alla Direzione del Dipartimento ho potuto contare sull’ampia e generosa disponibilità di tutti e solo questo ha reso possibile, nonostante le evidenti difficoltà del nostro Paese e delle Istituzioni universitarie in particolare, una serie quanto mai ampia e significativa di attività e di iniziative scientifiche e didattiche che hanno certamente contribuito a rendere ancor più rilevante e gratificante quanto ogni giorno facciamo nell’ambito del nostro lavoro. Il che si deve, tra l’altro, al clima propositivo ed eticamente ispirato che si è creato e diffuso, ormai da qualche tempo, nell’intero Ateneo catanese, soprattutto grazie al prezioso lavoro del Magnifico Rettore, il Prof. Giacomo Pignataro, che qui mi preme ricordare e ringraziare ben al di là di ogni semplice forma. In quest’atmosfera, quanto mai laboriosa ed umanamente gratificante, è da subito emerso, e mi piace ricordarlo, l’apporto straordinario, generoso e concreto dei tanti giovani studenti e laureati che si sono riconosciuti in questo progetto editoriale ed hanno fin dall’inizio contribuito in modo determinante alla sua realizzazione.
Sono particolarmente grato agli autorevoli componenti del rinnovato Comitato scientifico: la loro risposta, sollecita e generosa, mi ha confortato e ancor più convinto ad intraprendere ed a percorrere il cammino di rifondazione della rivista. 
Abbiamo ritenuto opportuno iniziare con un numero in grado di sottolineare la ripresa delle pubblicazioni e le motivazioni che ne sono alla base, chiedendo ad alcuni studiosi di primissimo piano, membri del Comitato scientifico della rivista e attivi in diversi ambiti della ricerca umanistica, una breve riflessione, filtrata dalla loro lunga ed autorevole attività accademica e scientifica, sullo stato degli studi umanistici e sulle loro prospettive in un’epoca così fortemente segnata da nuove istanze e rinnovati imperativi, specie in ordine alle modalità di determinazione, trasmissione e comunicazione di forme e modelli culturali.
A questa prima sezione ne seguono altre già previste nell’architettura generale dei numeri successivi e che qui cominciano a delinearsi nella loro struttura di massima. Sono presenti, innanzi tutto, diversi contributi direttamente riferibili alle tematiche trattate nei due fascicoli della prima annata (1948); si tratta di una serie di interventi su alcune argomentazioni lì emerse ed ora rivisitate alla luce dei mutati elementi di riferimento. Una sezione ‘aperta’ prevede, poi, interventi che, muovendo dal nucleo tematico del fascicolo, danno vita a discussioni più ampie, eterogenee ed articolate. Viene fornita, infine, una raccolta bibliografica ragionata sulla Sicilia e la cultura siciliana, con specifico riferimento alle edizioni più recenti aventi ad oggetto, nelle sue diverse forme, il sapere umanistico. 
Il sapere umanistico si trova a dover fare i conti, oggi, con problematiche antiche e più recenti questioni che vanno dal complesso e significativo rapporto con le cosiddette ‘scienze dure’ all’eventualità di una più significativa incidenza delle molteplici forme culturali in una società in continua evoluzione e segnata da nuove forme di comunicazione. Queste ed altre questioni impongono, con reiterata urgenza, una riflessione generale e metodologica che si affianchi costantemente a quelle più specifiche e circostanziate riguardanti i singoli segmenti della ricerca: è quanto sta alla base ed anima la rivista così rinnovata, che intende segnalare, analizzare e discutere tali problematiche senza chiusure di alcun tipo, lasciando spazio a voci molteplici e cercando di individuare, costruire e rafforzare linee di comunicazione, di dialogo e di discussione tra i diversi attori delle diverse discipline scientifiche, senza necessariamente limitarsi a quelle umanistiche.
Non v’è dubbio che la celerità dei mutamenti sociali e culturali influenzi direttamente motivazioni ed articolazioni della ricerca scientifica e, forse ancor di più, la percezione che se ne ha all’esterno; ciò impone inevitabilmente, pur senza voler snaturare gli atteggiamenti costitutivi e le attività fondamentali del ricercatore, di dover orientare lo sguardo anche sul più ampio contesto storico-culturale di riferimento, così da poterne percepire le rinnovate esigenze. Il che non significa, certamente, travisare il senso autentico del lavoro dello studioso, giustamente orientato all’oggetto specifico ed al contesto intradisciplinare ed interdisciplinare della propria indagine; significa, semmai, tener legate, seppur al di fuori da qualunque nesso semplicemente consequenziale, le istanze proprie della ricerca con le questioni che ad essa vengono poste, con rinnovata continuità, dal più ampio contesto sociale, dato di una qualche importanza, tra l’altro, anche ai fini della strutturazione dei percorsi formativi ed accademici. È ovvio che tradizioni di ricerca per lo più consolidate da lungo tempo, come lo sono molte tra quelle umanistiche, devono giustamente mantenere la loro fisionomia, così come le linee essenziali delle proprie metodologie e finalità; e tuttavia questo non può e non deve renderle avulse da un orizzonte di riferimento più ampio, pena la loro progressiva emarginazione e, come spesso purtroppo accade, il sintomatico disconoscimento di ogni loro eventuale ‘utilità’ (un dato che, nonostante la sua evidente asfitticità concettuale, incide comunque sulla pianificazione dei percorsi scolastici ed accademici e sui processi di distribuzione delle risorse). Occorre, piuttosto, che esse interagiscano con i diversi interlocutori ‘esterni’ (in ambito scientifico ed extrascientifico), esercitando il ruolo forse a loro più consono ed autentico, vale a dire il continuo richiamo all’esercizio ed alla salvaguardia del pensiero critico, dunque della capacità di mantenere viva ogni più ampia ed avveduta riflessione sul senso e l’opportunità delle scelte che ogni giorno ciascun individuo, a vario titolo, non può non compiere, in una società in rapida evoluzione e quindi capace di rendere quanto mai incerto ed effimero ogni possibile punto di riferimento. Anche questo, al di là della raccolta e della discussione dei singoli, comunque fondamentali, contributi scientifico-disciplinari, vuole essere il senso autentico della rivista, laddove deve ritenersi propedeutica e per molti versi diffusamente riconosciuta, alla luce di un dibattito oramai più che secolare, l’evenienza di una dimensione complessiva della cultura, fatte salve, poi, le più specifiche e necessarie articolazioni e differenziazioni interne, purché esse non facciano perder di vista l’unità critica e problematica del sapere, umanistico e non, come fondamentale e costitutiva espressione dell’essere umano. Con questo spirito, fortemente segnato dall’esigenza di ripresa e di rafforzamento delle tradizioni legate al sapere umanistico, nel suo affascinante e complesso costituirsi ed articolarsi, e, ad un tempo, di rinnovata apertura alle molteplici forme del sapere e ad ogni possibile modalità di interlocuzione (scientifica, culturale, accademica, politica, etc.), nell’ineludibile convinzione, qui sì tutta ‘umanistica’, di dover lavorare consapevolmente per la salvaguardia della più piena dignità degli individui e delle comunità che ne esprimono le straordinarie potenzialità, saluto la ripresa delle pubblicazioni del «Siculorum Gymnasium», certo che le motivazioni che ne animeranno le pagine sapranno essere, oltre che numerose e di largo respiro, sempre aperte, problematiche, critiche. 


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Un solo, seppur profondo rammarico accompagna questa circostanza, la recente, dolorosa scomparsa del Professore emerito Giuseppe Giarrizzo, a lungo autorevole Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania e storico Direttore del «Siculorum Gymnasium», per noi della comunità catanese sempre affettuosamente ‘il Preside’. Con la consueta generosità, egli aveva pensato di scrivere qualche pagina per questo numero, ma non ha fatto in tempo: ho allora chiesto al Prof. Fulvio Tessitore, in nome della loro straordinaria amicizia, di tracciare qui di seguito un primo, immediato profilo dell’uomo e dello studioso, e per questo gli sono profondamente grato. Al Preside Giarrizzo va, insieme al caro ricordo di tanti, la nostra più grande ed affettuosa riconoscenza non solo e non tanto per avere fin dall’inizio sostenuto questo progetto di riedizione e di rinnovamento della rivista, a testimonianza dell’importante tradizione e del fattivo spirito di ricerca che ormai da tempo segnano la nostra comunità, ma per quanto, ed è veramente molto, ha saputo insegnarci, in così tanti anni, attraverso il suo magistero ed il suo esempio umano e professionale. Sapremo onorarlo come merita, e non solo nelle pagine di quella che è sempre stata e per molti versi continuerà ad essere la ‘sua’ rivista.


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SAPERI UMANISTICI , UNIVERSITà DI CATANIA , FACOLTà DI LETTERE E FILOSOFIA , GIUSEPPE GIARRIZZO


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Siculorum Gymnasium

A Journal for the Humanites

ISSN: 2499-667X

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