Un’Università che non si piega

di Giacomo Pignataro

Riprende la pubblicazione di una prestigiosa rivista del nostro Ateneo, «Siculorum Gymnasium», rassegna periodica dell’allora Facoltà di Lettere e Filosofia. Si tratta, forse, di un’operazione di carattere nostalgico, che vuole riprodurre un passato che non può più ritornare in un’epoca, peraltro, contrassegnata dalla ‘supremazia’ delle riviste di ‘fascia A’ e di quelle internazionali? Negare questo (possibile) esito è facile e può apparire il frutto di un (pre)giudizio autoreferenziale: saranno i risultati, in termini di qualità degli scritti che saranno ospitati nella rivista e di giudizio della comunità scientifica, a darci una risposta significativa. Oggi, possiamo dire con certezza dello spirito di questa iniziativa, quello di un’Università che non si piega e non si rassegna, sotto il peso di una crescente burocratizzazione che vorrebbe mutarne l’anima secolare e di un progressivo ‘impoverimento’ che tende a marginalizzarne il ruolo sociale che ha storicamente avuto. Qualche tempo fa, Umberto Eco ci ha ricordato che «nel tumulto del mondo odierno, gli unici luoghi del silenzio, accanto alle sedi di meditazione religiosa, restano le università. Sono ancora fra i pochi luoghi in cui eÌ€ possibile un confronto razionale fra diverse visioni del mondo». E inoltre «l’università eÌ€ ancora il luogo in cui sono possibili confronti e discussioni, idee migliori per un mondo migliore, il rafforzamento e la difesa di valori fondativi universali, non ordinati negli scaffali di una biblioteca, ma diffusi e propagati con ogni mezzo possibile. L’università eÌ€ una Forza di Pace!». 
L’Università è, per ciascuno di noi, il luogo della nostra crescita umana e professionale e, per molti, continua a rimanere un momento di positivo ‘riscatto’ sociale, non tanto e non soltanto in termini puramente economici ma, soprattutto, di valorizzazione del merito indipendentemente dalle proprie origini. In questo aspetto risiede la consapevolezza che il sapere e la conoscenza, che si creano nelle Università, rappresentano il futuro di qualsiasi comunità umana. Non soltanto perché la conoscenza è sempre più condizione essenziale per lo sviluppo economico ma, soprattutto, perché la conoscenza incide profondamente sulla distribuzione dei benefici dello sviluppo. Avere persone istruite, tante persone altamente istruite, significa moltiplicare i soggetti attivi dello sviluppo di una società e, soprattutto, le direzioni che questo sviluppo può prendere: significa cioè aumentare il controllo democratico e la partecipazione sociale. Avere persone istruite, indipendentemente dal censo e dalle condizioni economiche e sociali, significa aumentare le opportunità di mobilità sociale, rendere dinamica e più esposta alle possibilità di crescita una società senza legarla a relazioni sociali cristallizzate, significa rispettare il merito e il lavoro individuale. Avere persone istruite significa creare opportunità di condivisione di valori che superino cristallizzazioni identitarie superficiali e anacronistiche, contribuendo non solo all’unità di un Paese ma anche alla sua apertura alla comunità internazionale. 
Le politiche finanziarie di molti Paesi, incluso il nostro, la ‘corsa’ ai ranking, la retorica dell’eccellenza portano invece in un’altra direzione, quella molto lucidamente indicata da Marc Augè: «Possiamo dunque temere di veder apparire, nel medio termine, non una democrazia diffusa su tutta la Terra ma un’aristocrazia planetaria del sapere, del potere e della ricchezza, contrapposta a una massa di semplici consumatori e a una massa, ancora maggiore, di esclusi sia dal sapere sia dal consumo». In una logica intensiva, si concentrano risorse su pochi individui e su poche iniziative, creando un sistema universitario duale, con una parte dedicata a élites selezionate frequentemente sulla base del censo (viste le scarse opportunità di sostegno pubblico ai meritevoli) e l’altra a coloro che sono meno qualificati. 
Credo che la nostra Università debba restare di ‘massa’, nel senso che essa debba continuare a rappresentare un’opportunità di crescita per il numero più ampio possibile di giovani. Un’Università di massa non deve essere, tuttavia, sinonimo di scarsa qualità: può e deve offrire opportunità differenziate di istruzione, nel senso dei diversi saperi e delle loro applicazioni, ma esse devono tutte condividere il rigore metodologico, lo stimolo alla curiosità e alla ricerca di soluzioni e risposte innovative. Per realizzare un’Università di massa e di qualità sono, certo, necessarie risorse e priorità politiche diverse, ma anche un impegno intellettuale di tutti noi, fuori dal conformismo e dalla omologazione alle ‘mode’ degli indirizzi scientifici che dominano i luoghi ‘qualificati’ dell’editoria scientifica, che rischiano di impoverire non soltanto la ricchezza della conoscenza in termini di differenza, ma soprattutto la qualità della ricerca. Per questo, riprendere un’iniziativa ‘locale’ prestigiosa come «Siculorum Gymnasium» ha un senso: il senso dell’impegno di un’Università, tra le più antiche del Paese, per una ricerca di qualità, senza provincialismi e senza omologazioni, e per una sfida intellettuale, anima di un lavoro che, pur tra le tante difficoltà che viviamo quotidianamente, continua ad appassionarci. 


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SAPERI UMANISTICI , UNIVERSITà DI CATANIA , UNIVERSITà DI MASSA


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Siculorum Gymnasium

A Journal for the Humanites

ISSN: 2499-667X

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