Art and the City
Segni del contemporaneo sugli spazi urbani

di Daniela Vasta

Il progetto Street Art Silos (Catania, giugno 2015), curato da Giuseppe Stagnitta e promosso dal Comune, in collaborazione con le autorità portuali, il Festival I-ART e l’Accademia di Belle Arti etnea, ha acceso con i suoi colori il tratto di via Domenico Tempio occupato dai sedici giganteschi silos portuali destinati al deposito dei cereali: una agguerrita crew di Street Artists di provenienza e fama internazionale – gli spagnoli Okuda e Rosh333, gli italiani Microbo, Bo130, JBrock, Vlady Art, Danilo Bucchi, gli ucraini Interesni Kazki, infine il portoghese Vhils – ne ha intrapreso la decorazione con colori e spray acrilici, ricoprendo gli oltre 10.000 metri quadrati della superficie metallica con fantasiose rivisitazioni in chiave contemporanea dei miti e della cultura mediterranei.
Sarà questo, da oggi, il fondale scenografico che accoglierà quanti – viaggiatori e migranti – arriveranno a Catania via mare e chi percorrerà il tratto di strada che separa l’aerostazione dal centro; e sarà forse una ragione in più per recuperare quel rapporto diretto con il mare che il centro città ha perso con le scelte urbanistiche di fine Ottocento, in primis quella relativa agli archi della marina.
Se mai ce ne fosse bisogno, l’iniziativa catanese conferma il percorso che la Street Art ha compiuto in Italia negli ultimi venticinque anni, trasformandosi da «arte di frontiera» (Alinovi), dichiaratamente anti-sistema, a progetto incoraggiato anche dalla committenza pubblica per riqualificare spazi urbani periferici o degradati; da arte programmaticamente effimera a installazione urbana permanente; da arte eversiva, in bilico fra legalità e atto vandalico, ad arte di tendenza, a cui il ‘sistema’ strizza l’occhio.
Genere artistico controverso anche nella cronologia – se ne sono trovati i precedenti nelle varie esperienze di pittura murale novecentesca europea e americana e si è risaliti persino ai graffiti rupestri – l’arte ‘di strada’ nell’accezione più comune nasce alla fine degli anni ’60 nell’ambiente underground newyorkese, con la diffusione di scritte (writing) e successivamente di immagini nelle stazioni ferroviarie e metropolitane, sui vagoni dei treni, sui muri di periferia, ‘bombardati’ (bombing) da semplici firme (tags) o da scritte stilisticamente più complesse (lettering).
Forma espressiva immediata, fatalmente connessa con il nostro tempo, le sue emergenze tematiche e il suo modo di comunicare, la Street Art è un linguaggio che parla di contaminazione e di nomadismo culturale e che fa interagire, citandoli, disparati linguaggi del mondo contemporaneo: dalla pubblicità al fumetto, dal cartone animato all’illustrazione, dalla fotografia al cinema, non senza qualche incursione più o meno irriverente nella tradizione figurativa. È il nostro tempo, esposto non nella asettica pulizia di un museo d’arte contemporanea, ma nello spazio della città, così fortemente ‘inquinato’ da stimoli visivi, olfattivi, acustici.
Questa nuova iniziativa catanese ci piace pensarla come un punto di partenza: oltre a stimolare la redazione di una mappa (cartacea? digitale?) della pittura murale pubblica presente in città, può anche essere l’occasione per pensare un percorso integrato centro-periferia che possa finalmente legare in un unico itinerario le tante realtà dedicate all’arte contemporanea presenti a Catania. In prospettiva, trovando spazi adatti a uno sviluppo di arte urbana ‘d’autore’, Catania potrebbe diventare parte di uno dei movimenti artistici più diffusi al mondo, la Street Art appunto, la cui ‘enciclopedia’ globale è in continuo aggiornamento in piattaforme virtuali come Wooster Collettive, Ekosystem, Street Art Utopia e Stencil Revolution.


Tags

STREET ART , UNDERGROUND , CATANIA , SPAZIO URBANO , ARTE CONTEMPORANEA


Categoria

Arte e spettacolo

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