Edoardo Tortorici (a cura di), Tradizione, tecnologia e territorio II, Acireale-Roma, Bonanno, 2014, pp. 232, € 25.

di Maria Teresa Magro

Il terzo volume di «Topografia Antica», la collana diretta da Edoardo Tortorici, offre una panoramica delle indagini e degli studi che si sviluppano attorno a tre principali tematiche: i contributi per la realizzazione di carte archeologiche, le attestazioni della Catania romana e l’archeologia subacquea, cui è dedicata una larga parte. Per il primo gruppo, il contributo di Massimo Cultraro sulle presenze preistoriche dell’area urbana di Catania, oltre a riassumere i dati scientifici degli scavi condotti nell’area dell’ex Monastero dei Benedettini, riunisce le documentazioni dei rinvenimenti presso l’Archivio Centrale di Roma e la Soprintendenza di Siracusa. Con rigoroso schema scientifico Cultraro riporta le notizie dei rinvenimenti in ordine topografico, raccogliendoli in periodizzazioni dal neolitico all’età del ferro. Le evidenze archeologiche preistoriche in territorio nisseno sono esaminate da Antonino Barbera, mentre Giacomo Biondi fornisce i dati relativi alle ricognizioni effettuate in area centuripina, tra i fiumi Simeto, Salso e Dittaino, con il rinvenimento di una tomba castellucciana. Rientra nei contributi per la realizzazione della carta archeologica l’articolo di Francesca Maria sul territorio di Sferro, che permette la ricostruzione delle fasi di antropizzazione dall’età preistorica a quella medievale.
I due saggi di Vincenzo Ortoleva e di Edoardo Tortorici hanno come oggetto il cosiddetto Arco di Marcello di Catania. Ortoleva pubblica un frammento del Chronicon di Bolano con la descrizione dell’arco di età romana, passando in rassegna le rappresentazioni cartografiche del monumento e le notizie fornite dagli storici locali. Il saggio di Tortorici affronta l’identificazione con l’arco citato da Lorenzo Bolano dei resti archeologici siti in via Vittorio Emanuele II, di fronte la chiesa di S. Martino dei Bianchi, scoperti nel 1818 durante gli scavi seguiti da Ferrara e pertinenti ad un basamento. Tortorici ricostruisce la pianta della struttura indagata nel 1966 e nel 1979 in occasione di lavori nel sottosuolo stradale, giungendo all’ipotesi che arco e basamento siano due monumenti diversi, forse connessi. Si deve ad Antonio Tempio la ricostruzione di un’area cimiteriale catanese del IV secolo d.C., non lontana dai luoghi collegati ai martiri di Catania, dove potrebbe essere stata rinvenuta nel 1730 la lastra con l’epigrafe di Iulia Florentina.
La sezione dedicata all’archeologia subacquea annovera i contributi di Elena Consoli e Francesca Maria e di Carmelo Martino. Nel primo contributo le autrici avanzano alcune ipotesi circa i traffici marittimi e la circolazione locale delle merci (soprattutto olio e vino); nel secondo articolo, l’autore ipotizza la provenienza di tre gruppi di anfore, acquisite con sequestri e recuperi, da naufragi nelle acque prossime al centro greco-romano di Hipponion-Valentia. I contributi di Piero Alfredo Gianfrotta e di Enrico Felici, collegati al mare, affrontano due diverse tematiche. Nel contributo di Gianfrotta è esaminato un gruppo di modellini di barche di produzione siceliota, datati tra il III e il I secolo a.C. e provenienti da contesti votivi e funerari della Sicilia orientale, una categoria di oggetti presente in tutto il bacino del Mediterraneo e risalente sino all’Egitto predinastico. Infine, il saggio di Enrico Felici costituisce un’interessante pagina di lettura attraverso le fonti, in particolare Svetonio, dell’ambizioso progetto neroniano di scavare un canale che portasse l’acqua marina da Ostia a Roma.

 


Tags

TOPOGRAFIA , CATANIA , MONASTERO DEI BENEDETTINI


Categoria

Antichistica

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