Carl A. Shaw, Satyric Play. The Evolution of Greek Comedy and Satyr Drama, New York, Oxford University Press, 2014, XX – pp. 191, € 73,50.

di Paolo Cipolla

Gli studiosi moderni, sulla scia della trattatistica antica, considerano abitualmente il dramma satiresco come un sottogenere della tragedia, alla quale è accomunato da indubbie affinità tematiche, formali e strutturali. Il volume di Shaw si propone invece di dimostrare l’esistenza di relazioni ben più profonde e numerose con la commedia, che finora non hanno goduto della debita attenzione (se non nei casi in cui la commistione fra i due generi è molto evidente, come nei drammi satireschi postclassici). Nei sei capitoli che compongono il libro, Shaw analizza i vari aspetti di questa contiguità collegandoli in una visione organica che abbraccia tutta la storia del dramma satiresco nelle sue tappe principali: gli antecedenti preletterari, ricostruibili per lo più attraverso la pittura vascolare e rintracciabili nelle danze del komos dionisiaco di ambiente peloponnesiaco (soprattutto corinzio), nelle quali i satiri erano interscambiabili coi quei padded dancers in cui la critica ravvisa le remote origini della commedia; Pratina di Fliunte e gli albori del dramma satiresco attico, che sembrerebbe caratterizzato da una certa fluidità della finzione scenica e dalla coesistenza di elementi ditirambici e comici; l’influenza di Epicarmo e della farsa dorica siceliota, che secondo Shaw avrebbe trasmesso al dramma satiresco (forse grazie alla mediazione di Eschilo, che probabilmente conobbe Epicarmo in Sicilia) l’uso della parodia mitologica, l’umorismo allusivo, la rinuncia agli attacchi personali tipici della commedia antica; le contaminazioni della metà del V secolo, rappresentate dalle commedie con cori satireschi (come il Dionisalessandro di Cratino) e dalla ‘prosatiresca’ Alcesti di Euripide, forse una risposta dei poeti al decreto di Morychides che vietava l’onomastì komodeîn; fino al dramma satiresco postclassico, al quale la commedia cede progressivamente quegli elementi (spunti ‘parabatici’ di discussione metaletteraria, satira di personaggi contemporanei, polemica politica) che l’avevano caratterizzata nella sua fase antica.
Il volume, scritto con scrupolo documentario e ricchezza di argomenti, rilegge dati per lo più già noti agli studiosi e da loro analizzati singolarmente alla luce di una prospettiva nuova e unitaria. Peraltro, come avverte lo stesso autore, alcuni aspetti della sua ricostruzione vanno accolti con doverosa cautela, dato lo stato frammentario delle nostre conoscenze. Troppo poco sappiamo, ad esempio, della fase preletteraria e dei primi esperimenti di Pratina, una figura di cui gli studiosi (non escluso lo stesso Shaw) tendono spesso a dimenticare l’ambivalenza: oltre che autore di testi teatrali sembra essere stato anche un poeta lirico, e sui suoi pochi versi superstiti pesa il sospetto che siano stati concepiti per una destinazione estranea al teatro. In ogni caso, non va trascurato il fatto che gli antichi consideravano il dramma satiresco equivalente a una tragodía paízousa (‘tragedia giocosa’), non a una komodia spoudazousa (‘commedia seriosa’), come sarebbe stato lecito attendersi se avessero percepito gli elementi comici come caratterizzanti rispetto alla sua identità.


Tags

LETTERATURA GRECA , LETTERATURA LATINA , COMMEDIA , TRAGEDIA , DRAMMA SATIRESCO


Categoria

Antichistica

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