Di là del faro. Paesaggi e pittori siciliani dell’Ottocento, Catalogo della mostra a cura di Sergio Troisi, Paolo Nifosì (Villa Zito, Palermo, 9 ottobre 2014 - 9 gennaio 2015), Cinisello Balsamo - Milano, Silvana Editoriale, 2014, pp. 360, € 34.

di Salvatore Pistone Nascone

Il volume si inserisce all’interno degli studi sull’Ottocento siciliano, campo in cui Maria Accascina getta le basi con il suo pioneristico ed ormai datato Ottocento siciliano: pittura del lontano 1939. Il contributo della studiosa, infatti, viene costantemente ricordato all’interno del catalogo: «Realtà e sempre realtà: questa fu per tutto il secolo, la ricerca più cara agli artisti siciliani» (Accascina, 1939, p. 11). Un omaggio, quello dei curatori della mostra, alla studiosa, le cui parole riecheggiano costantemente nei vari saggi, tanto da costituirne quasi un suggestivo fil rouge o comunque una proposta di lettura e confronto.
Il volume costituisce una scelta antologica coraggiosa a proposito dell’intera pittura di paesaggio siciliana, mostrando una suddivisione a carattere tematico e non cronologico: scelta che permette sicuramente una maggiore messa a fuoco dei pittori siciliani e delle loro opere nel corso del XIX secolo, senza perdere di vista l’adesione degli artisti alle loro specifiche e precise scelte stilistico-formali; rendendo conto, insomma, di elementi anzitutto storici e più generalmente culturali che hanno caratterizzato la storia pittorica (e non solo) siciliana e di cui il genere paesaggistico costituisce una parte non indifferente, ma, al contempo, non dimenticando come ogni pittore mantenga un suo chiaro segno stilistico all’interno della variegata pittura isolana ottocentesca, rimanendo fortemente ancorato alla sua personale vicenda e, quindi, al suo concreto fare artistico.
Tra le opere catanesi si segnalano quelle di Giuseppe Sciuti, il quale, cedendo al fascino del napoletano Morelli, si farà portavoce «di quella pittura vera e verosimile, colma di colore, di trovate sentimentali, di significati etici e politici» (Accascina, 1939, p. 60). Nella mostra erano esposti uno dei pochi paesaggi dell’artista etneo e l’Abate Meli, entrambi conservati oggi nei depositi di Castello Ursino, nei quali la pittura realistica e di verità viene inondata da una luce di chiara ispirazione napoletana. È presente anche un paesaggio di Michele Rapisardi, catanese anch’egli, ricordato più come pittore di genere storico e letterario che come vedutista, anche se la sua formazione squisitamente romantica si intravede in quell’«indugiare sul sublime» della sua Eruzione dell’Etna del 1879.
Esistevano già lavori di studiosi sulla pittura ottocentesca in Sicilia, sicuramente meno su quella di paesaggio nel XIX secolo: i contributi degli ultimi decenni hanno indagato principalmente l’ambiente palermitano o, più generalmente, della Sicilia occidentale.
Il volume della mostra offre una panoramica abbastanza varia e diversificata, favorita sicuramente da un numero davvero consistente di vedute e paesaggi, da cui prendere certamente spunto per lo studio non solo dei singoli artisti e delle loro opere, ma anche di alcune specifiche aree siciliane per le quali, tutt’oggi, non si annoverano ricerche sul genere paesaggistico ottocentesco.

 


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PAESAGGIO , PITTURA , PITTORI SICILIANI , OTTOCENTO SICILIANO


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Arte e spettacolo

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