Valeria Patrizia Li Vigni, Chiara Sciortino (a cura di), Viaggio nei piccoli musei della Sicilia, Palermo, Kalòs, 2014, pp. 126, € 16.

di Antonio Agostini

Nel 2013, con la pubblicazione dei risultati dell’indagine Istat sui musei, i siti archeologici e i monumenti in Italia, si è concluso un percorso che ha permesso di indagare sugli istituti aperti al pubblico. Le finalità erano prevalentemente indirizzate alla comprensione della realtà italiana, soprattutto per l’individuazione del miglioramento degli standard di qualità. Per quanto riguarda la Sicilia tale studio ha individuato la presenza di ben 218 istituzioni, per la maggior parte di proprietà pubblica. Se il numero può sembrare importante, va tuttavia segnalato come, scorrendo gli elenchi, molti dei musei ‘minori’ non risultino censiti.
In ambito siciliano, l’approccio ad uno studio approfondito che rifletta sulle caratteristiche dei nostri musei è del tutto assente, così come è assente un dato ufficiale che certifichi il numero complessivo delle strutture. Ciò è in parte colmato dallo studio che Alessandra Mottola Molfino pubblica nel 2011, Viaggio nei musei della Sicilia e dal Viaggio nei piccoli musei della Sicilia. Secondo le intenzioni delle curatrici il testo presenta un itinerario immaginario tra le variegate strutture museali dell’Isola. La guida è articolata in 151 brevi schede delle raccolte museali distribuite nelle nove province. Alcune cartine tematiche permettono di suddividere il territorio per tipologia di istituzione in modo che il visitatore sia libero di programmare itinerari dedicati ai musei e parchi archeologici, ai musei del lavoro, a quelli naturalistici, etnoantropologici, storici e interdisciplinari, geologici, di arte moderna e contemporanea, ai parchi letterari e alle case della memoria. Ogni scheda presenta indicazioni di carattere pratico che supportano il breve profilo storico della collezione e l’ordinamento delle sale. Il testo sottolinea come la realtà museale siciliana, come d’altra parte quella italiana, sia intessuta di una miriade di strutture strettamente connesse con il territorio su cui insistono, costituendone anzi una chiave di accesso perché ne rappresentano la memoria storica rintracciabile a partire dal patrimonio culturale che custodiscono. La realtà dei piccoli musei presenta però il problema di una loro adeguata gestione, e ciò poteva essere meglio approfondito nell’introduzione, poiché singolarmente queste strutture non potranno mai costituire un valido richiamo per il territorio. Ecco perché il concetto di museo diffuso, attribuito da Chastel alla realtà italiana, è strettamente connesso al concetto sistemico di bene culturale, ovvero al ‘tutto integrato’ che ha come finalità la «soddisfazione di un diritto di cittadinanza alla cultura esteso all’intero corpo sociale» (P. Dragoni, La qualità nel museo. Ricognizione sullo stato di alcuni musei locali, Macerata, EUM, 2008, p. 27). Il rapporto tra le collezioni delle singole strutture museali e il territorio, con un’ininterrotta pervasività delle emergenze del patrimonio culturale, fa della Sicilia un luogo in cui avviare un processo con il quale ‘risarcire’ i nessi tra gli oggetti depositati nel museo e i contesti originari, troppo spesso lasciati ad apparati vetusti o per nulla esistenti.

Inoltre, l’attuazione di una rete ‘a geometria variabile’, con economie di scala e di specializzazione per ridurre i costi unitari di spesa, sembra l’unica strada percorribile affinché i nostri musei possano continuare a svolgere un servizio di utilità sociale.                                                                                                


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