Patricia Prandini Buckler (a cura di), Bloody Italy. Essays on Crime Writing in Italian Settings, Jefferson, NC, McFarland & Company, 2014, pp. 208, € 40.

di Paolo Squillacioti

Il volume raccoglie otto saggi (tre firmati dalla curatrice Patricia Prandini Buckler) sulla produzione di fiction e non-fiction di argomento giudiziario e criminale ambientata in Italia, anche di autori non italiani. In un quadro siffatto la Sicilia non poteva mancare: un intero contributo di Thomas A. Van (Inspector Montalbano on Stage: The Theatrics of Andrea Camilleri, pp. 85-114) propone un ampio ritratto del più fortunato dei nostri giallisti, autore di «superb hard-boiled confort food». Suscita invece un certo stupore lo spazio che Prandini Buckler concede nel saggio d’apertura (Giallo and Noir: Crime Writing in Italy, pp. 7-26) a una scrittrice siciliana per parte di madre, versatile ma non certo nota per la produzione noir o di non-fiction giudiziaria come Dacia Maraini, e al suo romanzo Voci: un tributo pagato ai Gender Studies e al politically correct, stante la carenza di scrittrici tradotte in inglese inseribili nel panorama. Ma allora perché non menzionare anche Pier Vittorio Tondelli e riempire un’altra casella assente? Dopotutto in Rimini c’è uno strano suicidio e una sorta d’indagine…
Giustamente Nicole Welgen sottolinea che «there is, in fact, no novel in which there is not at least one murder. But does that necessarily make them all mystery novels?» (p. 29), ma anche il suo saggio (Novel About Mysteries = Mystery Novels? The Years of Lead in Contemporary Italian Literature, pp. 27-45) non è esente da problemi. La dichiarazione della centralità e dell’influenza di Leonardo Sciascia nel percorso individuato pare dipendere da una conoscenza indiretta delle sue opere, mediata dai lavori di sintesi di Raffaele Crovi e Ulrich Schulz-Buschhaus, se è vero che Welgen menziona Il contesto con il titolo Il giorno della civetta e fonde i dati delle case editrici («Torino, Adelphi») che li hanno pubblicati. Appare invece diretta la conoscenza di Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo, uno dei migliori scrittori italiani di non-fiction criminale fra quelli influenzati da Sciascia, e il livello dell’analisi cresce. Il tema al centro del saggio di Welgen è peraltro il più interessante fra quelli affrontati in Bloody Italy, come emerge anche dal brillante saggio di Raffaele Donnarumma, Storia, immaginario, letteratura: il terrorismo nella narrativa italiana (1969-2010), in Per Romano Luperini, a cura di Pietro Cataldi, Palermo, Palumbo, 2010, pp. 439-465, assente fra i riferimenti di questo volume, che comunque centra appieno l’obiettivo di una descrizione del panorama letterario italiano sul genere.
Il saggio della curatrice The Monster of Florence: A Triptych (pp. 62-84) esamina i testi dedicati da Magdalen Nabb e da Douglas Preston (che ha lavorato insieme con il giornalista Mario Spezi), oltre che dall’italiana Laura Grimaldi, ai delitti seriali commessi nei dintorni di Firenze tra il 1974 e il 1985. E sono integralmente centrati sugli scrittori di lingua inglese Beverle Graves Myers, Donna Leon e Michael Didbin i tre saggi che chiudono il volume firmati da Marcia J. Songer (pp. 115-132), Marylin Rye (pp. 133-164) e dalla curatrice (pp. 165-190).
Destinato al pubblico americano, Bloody Italy è focalizzato, per la produzione italiana, su autori e testi tradotti in inglese, ed è prevalentemente in inglese anche la bibliografia secondaria utilizzata dai contributori. Ne viene fuori uno sguardo dall’esterno sull’Italia, e sul mondo che ruota intorno alla giustizia, piuttosto desolante, tanto che la curatrice è indotta a esplicitare che il risultato non era inscritto nelle intenzioni: «We didn’t set out to write a book that demonstrated the inefficacy of Italian law, but most the contributors unwittingly struck the same chords of alarm» (p. 2). L’analisi del «unidentified narrative object» di Roberto Saviano, condotta da Alice Bendinelli con particolare attenzione alle connessioni col cinema (sin dal titolo: Gomorrah, Scarface and the Italian Camorra, pp. 46-61) è un tassello della rappresentazione disforica dell’Italia contemporanea (purtroppo conforme al vero) che emerge dal volume.

 

 


Tags

FICTION , NON-FICTION , CAMILLERI , GENDER STUDIES


Categoria

Letteratura

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