Maria Antonella Cocchiara, Catechismi politici nella Sicilia costituente (1812-1848), Milano, Giuffrè, 2014, pp. 260, € 27.

di Fabrizio La Manna

Il volume utilizza un approccio che, privilegiando gli aspetti legati alla comunicazione politica rispetto a quelli di storia costituzionale o di storia delle istituzioni politiche, pone l’attenzione sulla dimensione culturale e dei processi effettivi come fattori fondamentali nella formazione del diritto e delle istituzioni. Nel caso specifico ciò avviene attraverso l’analisi dei vari catechismi politici prodotti in Italia a partire dal triennio giacobino (1796-1799) e fino alla prima metà dell’Ottocento, con particolare attenzione alla realtà siciliana.
Esploso come genere letterario nei decenni della Riforma e della Controriforma, il catechismo, chiarisce l’autore nella nota introduttiva, rappresenta un metodo di insegnamento basantesi sulla trasmissione di principi e valori tramite domande e risposte. Sottoposto nel XVIII secolo ad una profonda trasformazione ad opera dei riformatori illuministi, diviene uno strumento di educazione e propaganda politica, utilizzato in particolar modo nei passaggi rivoluzionari, specie quando questi approderanno alla stesura o alla promulgazione di carte costituzionali. La difesa e la tutela dei diritti faticosamente conseguiti necessitava infatti di un armamentario dialettico e di tecniche propagandistiche adeguate, che emulassero, specie dal punto di vista formale, quelle messe in atto con successo nella catechesi cattolica. Tuttavia il catechismo laico non si limita ad un’aderenza esteriore al modello religioso, infatti il tema della ‘religione civile’ acquista un significato ben più profondo, così come riconosciuto dall’autore: «Il nesso tra catechismi e costituzioni [...] poteva trovare fondamento innanzitutto in una certa sacralità riconosciuta a quei testi» (p. 23). La propaganda dei valori sanciti nelle costituzioni costituisce dunque la necessaria premessa di una devozione laica.
La corposa appendice, che ripropone sei tra i principali catechismi circolanti tra Napoli e Sicilia nel periodo che va dalla promulgazione della Costituzione inglese del 1812 alla rivoluzione del 1848, fornisce un saggio esaustivo di quanto esposto nella prima parte del volume. Se comune è l’obiettivo divulgativo e di educazione civica da parte dei catechismi politici, diverse sono invece le modalità attraverso cui tali finalità sono conseguite. La differente connotazione dal punto di vista dei tratti formali e delle specificità stilistiche e linguistiche porta l’autore a distinguerne tre tipi: «Esplicativi, didascalico-ideologici e popolari». Finora poco indagati, rivestono particolare interesse soprattutto questi ultimi. In essi infatti vediamo realizzarsi nella maniera più compiuta l’azione propagandistica, la quale si esercita facendo ricorso a strategie suggestive tutt’altro che banali. Destinati ad un pubblico formato in gran parte da analfabeti e spesso composti in dialetto, necessitano del supporto di un ‘intermediario’, in genere laico ma talvolta anche ecclesiastico, che ne dia pubblica lettura. Essi replicano sul piano della comunicazione politica le pratiche della catechesi cattolica (per domande e risposte), e ne ripropongono mimeticamente anche i differenti stilemi: vediamo infatti la simbologia dei misteri trasfigurarsi nella teoria della separazione dei poteri, i dieci comandamenti nei doveri del buon cittadino, ed i contrasti di fazione intesi come peccato mortale.

 


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CATECHISMO POLITICO , DIRITTO


Categoria

Politica ed economia

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