Sante Cruciani, Maria Paola Del Rossi, Manuela Claudiani, Portella della Ginestra e il processo di Viterbo. Politica, memoria e uso pubblico della storia (1947-2012), Roma, Ediesse, 2014, pp. 332, € 16.

di Francesco Di Bartolo

Il libro curato da Sante Cruciani, Maria Paola Del Rossi e Manuela Claudiani tratta il tema della strage di Portella della Ginestra ed è il risultato della pubblicazione degli atti del convegno «Appuntamenti con la memoria», tenutosi a Viterbo il 17-22 aprile del 2013.
Il libro presenta una struttura composita con quattro sezioni che corrispondono ai vari ‘cantieri di ricerca’ storica, documentaria e memorialistica che il convegno ha inteso affrontare.
Nella prima sezione, Percorsi di ricerca e saggi, vi sono raccolti sette contribuiti di altrettanti autori che, come ha scritto Maurizio Ridolfi nella prefazione, una volta tracciata la storiografia sulla strage «degli ultimi quindici anni» (p. 11), hanno confrontato «il lavoro degli storici, le dinamiche della memoria e l’uso pubblico della storia nei circuiti della comunicazione di massa» (p. 12).
Il libro s’inserisce pienamente all’interno del lungo dibattito sulla storia del dopoguerra in Sicilia e più in generale sull’origine della storia dell’Italia repubblicana. La strage è vista come un evento periodizzante, che apre la strada a nuovi scenari.
Di recente, le tesi avanzate sui fatti di Portella sono divenute un terreno molto scivoloso, condotte da una pubblicistica che, in alcuni casi, ha indotto la storiografia ad abbandonare gli ambiti della ricerca storico-scientifica e della rigorosa interpretazione della documentazione disponibile. Nel nostro caso, invece, gli autori sono stati molto scrupolosi nel confrontarsi con le fonti disponibili e nel selezionare l’ampia varietà di fonti utilizzate. Le ragioni della strage sono il punto di partenza dell’analisi storica contenuta nei saggi di ricerca. Se nella prefazione è confermato lo schema classico che identifica la strage come elemento fondante dell’Italia repubblicana, al fine di arrestare l’avanzata del movimento contadino e comunista, nel saggio di Francesco Biscione si ridimensiona la centralità della strage di Portella. Nel 1947 l’Italia, come il resto d’Europa, era già ‘destinata’ a entrare nel sistema della guerra fredda. Il punto centrale dell’analisi si sposta in Sicilia, dove le classi dirigenti locali, un’oligarchia economica e aristocratica fondiaria, «le più arretrate, reazionarie e compenetrate con poteri criminali» (p. 53), tentano un clamoroso ricatto nei confronti del nuovo partito di massa moderato alla guida del governo per ricontrattare nel nuovo scenario repubblicano il loro ruolo politico, ormai in decadimento, e il mantenimento di privilegi economici. È interessante il tentativo di sgombrare, in modo definitivo, il campo da ipotesi di un intervento americano per indurre la guerra civile in Italia nel 1947. A simili conclusioni giunge il saggio successivo di Edmondo Montali, che traccia un bilancio del dibattito storiografico affermando che «il blocco agrario e la mafia rinunciarono a svolgere una funzione egemone ma videro protetti i loro interessi e riconosciuta la loro importanza» (p. 70).
I contributi successivi trattano aspetti e temi diversi, dalle reazioni alla strage del mondo politico sindacale, in cui si affronta l’interessante binomio politico terrorismo-violenza, alle considerazioni della strage di Portella e del processo di Viterbo attraverso le inedite lenti dei rotocalchi italiani in cui si sarebbe, in entrambi i casi, disinnescato «il potenziale politico insito nella strage» (p. 107). I restanti saggi si spostano sulla vicenda della Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 1962; sulle riflessioni circa le ricadute della strage sull’identità culturale e politica dell’Italia repubblicana fino all’indagine sulla memoria pubblica e le celebrazioni ufficiali dagli anni ’50 fino a oggi.
La seconda sezione è il resoconto della tavola rotonda animata da sindacalisti, protagonisti dei fatti e membri di associazioni locali che hanno conservato la memoria della strage. Il filo conduttore è l’incrocio dell’evento con le lotte sindacali che, accanto all’antifascismo e alla Resistenza, avrebbero forgiato i valori originari delle istituzioni repubblicane.
La penultima e l’ultima sezione raccolgono contributi che riflettono sui risultati dei laboratori didattici rivolti alle scuole superiori di Viterbo e raccolgono documenti selezionati dagli autori. Segnaliamo un articolo del 1987, ancora molto attuale, di Emanuele Macaluso sui rapporti tra la criminalità e gli apparati dello Stato.


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PORTELLA DELLA GINESTRA , DOPOGUERRA , SALVATORE GIULIANO , MAFIA


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Storia

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