Paolo Russo, L'“Autunno del Rinascimento” in Sicilia. Gli Scultori Giovanni Battista e Stefano Li Volsi da Nicosia, Messina, Magika, 2014, pp. 144, € 38,00.

di Giovan Battista Fidanza

Nel mosso panorama della scultura e dell'intaglio in legno in Sicilia tra Cinque e Seicento, recentemente messo in luce da una pubblicazione collettanea curata dallo stesso autore in collaborazione con Teresa Pugliatti (Manufacere et scolpire in Lignamine. Scultura e intaglio in legno in Sicilia tra Rinascimento e Barocco, Catania, 2012), si distinguono le personalità di Giovanni Battista (1570/1576-1623) e Stefano Li Volsi (1606 ca.-1657 ca.), padre e figlio, al centro del volume di Paolo Russo, L'“Autunno del Rinascimento” in Sicilia, secondo titolo di una collana di cui l'autore stesso è codirettore e curatore scientifico.
Nell'ambito oggi sempre più frequentato degli studi sulla scultura in legno, l'opera dei due artisti originari del piccolo comune ubicato nella regione montuosa degli Erei, lungo le rotte commerciali e gli scambi culturali tra la fascia costiera settentrionale e l’area interna dell'isola, è stata a lungo trascurata, come un po’ tutta la produzione siciliana del periodo. Dato, questo, che appare in contraddizione con la considerazione di cui godevano i due scultori presso i contemporanei, come puntualmente documentato dalla pressante richiesta alla loro bottega di lavori di intaglio e di statuaria religiosa; si tratta di un aspetto messo in luce nella prima parte del volume, a complemento della ricostruzione della fortuna critica degli scultori. Sulla scorta di numerosi e in larga parte inediti documenti d'archivio vengono riesaminati i diversi momenti dell'attività della bottega familiare, facendo chiarezza su questioni quali: l'organizzazione del lavoro, dall'apprendistato all'emancipazione dello scultore; le modalità di associazione fra gli artisti-artigiani, e in particolare i rapporti con i pittori e gli indoratori; i termini dei contratti, con le richieste specifiche e le attese dei committenti. L'attenta disamina dell'opera dei due Li Volsi si svolge attraverso la rilettura delle fonti storiche e l'aggiornamento dei dati archivistici, il serrato controllo filologico dei documenti figurativi e il confronto con le opere ancora presenti sul territorio. A partire dall'identificazione di un nucleo attendibile di testimonianze autografe e a vario titolo documentate, l'autore ricostruisce così un catalogo coerente, con alcuni interessanti inediti, quali la Pietà di Nicosia e il disperso San Marco di Troina, entrambi di Giovan Battista; o il Sant'Antonio da Padova di Stefano, proveniente dalla chiesa di San Francesco di Enna.
Se il principale intento appare la ricostruzione del percorso artistico, che risultava ancora poco chiaro, dei due scultori, acutamente svolta attraverso la revisione delle precedenti attribuzioni e la proposta di nuove, la definizione critica del corpus della loro opera costituisce soltanto un livello della ricerca. Il libro esce a pochi mesi dalla ristampa dell'Autunno del Rinascimento. “Idea del Tempio” dell'arte nell'ultimo Cinquecento, di Carlo Ossola (Firenze, Olschki, 1971; 2014), un 'classico' da cui l'autore mutua la formula che dà il titolo e un significato supplementare al volume. Il testo di Paolo Russo, su questa scia, si spinge ben oltre la semplice monografia, e l'opera dei due scultori siciliani diventa un caso esemplare di un problema storiografico più generale: la lunga parabola dello stile tardo rinascimentale nella Sicilia del primo Seicento. Le differenti concezioni che informano l'arte statuaria dei Li Volsi padre e figlio, rilevate dall'autore, rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Da un lato, in Giovanni Battista, una continuità priva di soluzione, lo strenuo tentativo di sopravvivenza di una tradizione figurativa (classicista) che ha la sua origine in Sicilia a partire almeno dall'opera di Antonello Gagini, nella prima metà del XVI secolo. Dall'altro, da parte di Stefano, la volontà di aggiornamento, di aggancio agli echi dell'avanguardia artistica continentale dell’ultima Maniera.
Pregio non trascurabile è, infine, la particolare attenzione rivolta agli aspetti materiali della produzione scultorea. Oltre alla dimensione sociale, emerge infatti l'attenta analisi della materia e delle tecniche esecutive, rafforzata dalle utili informazioni offerte dalle note di restauro su una scelta selezione di statue, presentate in calce al volume, e dai continui rimandi ai dati acquisiti in seguito agli interventi conservativi condotti negli ultimi anni su di un cospicuo numero di opere riconducibili ai due scultori.



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Arte e spettacolo


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