Editoriale

di Giancarlo Magnano San Lio e Antonio Sichera

Di che cosa parliamo quando parliamo del corpo? Del più intimo e del più inafferrabile, del più vicino e del più lontano, del più ‘alla portata’ e del più misterioso, di quel che abbiamo di più nostro e di quel che pure ha bisogno dell’altro per costituirsi, per essere sé stesso. La riflessione contemporanea sui molteplici statuti della corporeità ha affrontato e continua ad affrontare a vario titolo queste domande radicali sulla realtà e la consistenza del corpo. Il numero del Siculorum Gymnasium che vede oggi la luce affronta la questione da un punto di vista ben preciso e per molti versi drammaticamente attuale: quello del corpo invisibile. Il nostro tempo è infatti attraversato da un paradosso potente, che interseca un duplice orizzonte. Da un lato viviamo dentro il parossismo del corpo visto, esposto, proposto all’immaginario e offerto allo sguardo come spazio di un apparire, epifania di una bellezza che diventa criterio etico e quasi ontologico. Dall’altro siamo immersi in un mondo che, forse proprio a partire dal primato della fictio estetica, tende a occultare, a sopprimere, a non vedere i corpi scomodi, fastidiosi, irricevibili, perturbanti, i corpi di quanti col loro stesso essere violano l’equilibrio del ‘bello’ artefatto per proporsi scandalosamente come altro: sono i corpi dolenti, i corpi violati, i corpi brutti, i corpi degli ultimi, oggi anzitutto i corpi dei migranti, ridotti a cose ingombranti, a presenze disanimate, a pure presenze a cui è possibile negare il diritto alla vita sulla base di una deformazione strutturale dell’agire sociale e politico.

È in questo contesto che si collocano i saggi e i lavori ospitati nelle pagine seguenti. Come al solito, nella sezione Res tentiamo di affrontare il tema nell’ottica delle scienze umanistiche secondo le loro diverse declinazioni. Il nostro itinerario – che qui ricostruiamo sinteticamente attraversando argomenti e autori del numero – prende idealmente le mosse dal corpo invisibile nella grande parola dei tragici (Piazzese) e dall’uso del corpo nella mantica e nell’oniromanzia antiche (Costanza). Si concentra poi sullo snodo decisivo del passaggio dalla medicina ippocratica alla scienza medica moderna (Ingaliso). Riparte alla volta del moderno e dei suoi vari volti. Il volto letterario: dall’intrusione del corpo invisibile nella letteratura realista francese (Sipala), alla rappresentazione dell’anomalo, del mostruoso, del non visibile nella letteratura spagnola, in Clarin (Fabiani), fino alle descrizioni alternative del corpo femminile nell’ekphrasis di Field (Romano). Il volto storico e geografico: dal corpo migrante queer (Infantino) al nuovo statuto della corporeità nella città contemporanea, segnata profondamente dalle nuove tecnologie (Graziano); dalla storia delle donne migranti ādivāsī (Proietti) al corpo femminile nel quadro della guerra dell’ex-Iugoslavia (Bonomo). Il volto religioso: dalla sapienza dell’arte marziale taoista (Giammusso) al Body Thetan di Scientology (Cosentino). Il volto filosofico: dal pensiero centrale di Merleau-Ponty (Negro) alla penetrante visione di Benjamin (Palma), fino alla frontiera del trans-umanesimo (Di Nuovo). Il risvolto estetico sul piano musicale in Guaccero (Mastropietro) e su quello museale (Santagati) completa la sezione scientifica del numero. 

Nella sezione Riletture ospitiamo un contributo classico di Foucault – mettendo a disposizione il link alla registrazione dell’intervento radiofonico originale del 1966 – sul duplice statuto del corpo. Si tratta di un testo su cui è tornata l’attenzione negli anni scorsi, ma che vale la pena ripubblicare e rileggere oggi. Gli interventi di Matthias Kauffman e di Sebastiano Vecchio guidano i nostri lettori nei meandri di un saggio orale breve e intenso, frutto della mente di uno dei problematici maestri del pensiero contemporaneo sulla corporeità.

 

In Agorà troverete come di consueto testi vari e interessanti, spesso frutto dell’intelligenza e della passione di giovani (e non giovani) studiosi, che rileggono il tema del numero in un’ottica aperta e  problematica. In chiave ancora filosofica (De Martino, Randazzo), socioeducativa (Di Fazio), linguistica e sociosemiotica (Fontana), artistica (Masucci, Pacilè, Patané, Rapisarda), biblico-teologica (Celeste).

La rassegna nutrita e ponderata di libri sulla Sicilia di BiblioSicily chiude questo ottavo numero del Siculorum, ad uso di studiosi e appassionati. L’archivio che si è andato formando negli anni è ormai un punto di riferimento per chi voglia studiare l’Isola, e di questo siamo certamente soddisfatti.

In questi anni la nostra rivista ha scelto di muoversi nell’ottica di un lavoro scientifico che non perda mai di vista la condizione contemporanea. Abbiamo scelto sin dal principio di coniugare la teoresi e il mondo, le esigenze della scienza e le urgenze delle persone. Ci auguriamo che il numero che andiamo a licenziare raggiunga questo obiettivo e sia per tutti noi – per chi la rivista l’ha fatta e per voi che la leggete – il germe di un pathos pensante e soprattutto di un agire responsabile.


Tags

CORPI , INVISIBILITà , SCIENZE UMANE


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Siculorum Gymnasium

A Journal for the Humanites

ISSN: 2499-667X

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