Call for papers 9 (2023)

Solitudine e isolamento

Prima di divenire crasi, pasta molle in mano al funambolo Bufalino, spine d’isola e di solitudine sono cresciute intorno a disposizioni e atti che le lettere, l’arte, la filosofia hanno squadernato variamente, probabilmente anche in virtù di un’attrazione fonica che ha finito per riverberare sul piano della necessità la loro intima connessione formale. Così, tra claustrofobia e claustrofilia, lo scrittore comisano fotografa la natura bifronte del nesso: «Isola più solitudine uguale isolitudine. […] Ne verrà per la solitudine il doppio destino d’essere ora patita come uno stigma, ora vantata come uno stemma: secondo che il reietto obbedisca a un’urgenza di sodalizio e di compagnia; ovvero, in un soprassalto d’orgoglio, si cinga dentro le quattro mura della sua tana la corona di santo e di Domineddio» (Museo d’ombre). Geminata o dimidiata, questa solitudine vanta illustri assiduità (da Leopardi a Calvino, da Poe a Eliot, a Woolf, a Kafka, a Camus…) almeno dall’ascesa demografica delle città seguita alla prima rivoluzione industriale. Ma non è sconosciuta all’epoca classica: Cicerone, ad esempio (De republica), la scolpisce in bocca a Catone nel composto paradosso di non esser mai meno solo di quando era solo («numquam minus solum esset quam cum solus esse»). Chiediamo dunque di indagare tale ambiguità, anche con riferimento alle scritture (letteratura, musica) penitenziarie, da sanatorio, da esilio o confino. La filosofia soccorre nel nodo, poiché non si è sottratta al confronto con le mutevoli ombre di questo volto. Il passo ciceroniano è ricordato nella parte conclusiva delle Origini del totalitarismo, dedicata alla società di massa, nella quale Hannah Arendt dispone secondo un sistema di incastri tre elementi – isolamento, estraniazione e solitudine–, che sono gli stati di questa materia. La mancanza di socialità, di contatti con l’altro è peculiare dell’isolamento nell’individuo atomizzato, che non riesce perciò a incidere nella sfera politica. Tale condizione, tuttavia, non ne intacca «le attività creative». La poiesis, anzi, è «sempre compiuta in un certo isolamento dalle faccende comuni». Quando viene meno la creatività, e cioè «la capacità di aggiungere qualcosa di proprio al mondo comune», subentra l’estraniazione, caratterizzata da uno «sradicamento» («non avere un posto riconosciuto e garantito dagli altri»), che è preliminare alla «superfluità» («non appartenere al mondo»). Anche qui tuttavia c’è un doppio fondo. Sebbene «contraria alle esigenze fondamentali della condizione umana» l’estraniazione è insieme esperienza basilare della vita di ognuno: «basta ricordare che un giorno dovremo lasciare questo mondo comune, che andrà avanti come prima e per la cui continuità siamo superflui». Infine, cosa distingue questa dalla solitudine? Arendt fa risalire alle Dissertationes di Epitteto – tra l’indipendenza assoluta (mónos) e l’impossibilità di stabilire un contatto (éremos) – la distanza tra le due condizioni: «Nella solitudine […] sono con me stesso, e perciò due-in-uno, mentre nell’estraniazione sono effettivamente uno, abbandonato da tutti». Dunque l’una «richiede che si sia soli» mentre l’altra «si fa sentire più acutamente in compagnia». Per tale motivo la solitudine è dimensione dialogica (qui è ricordato il paradosso di Catone, ma con l’avviso che questo io dimezzato ha bisogno degli altri per ridiventare intero). Le riflessioni di Arendt travalicano naturalmente l’urgenza del secondo dopoguerra, e si prestano ad approfondimenti e riscontri – oltre che sullo stesso terreno e su quello più prossimo della storia – nei campi della psicologia (Eugenio Borgna) e della sociologia. Non lontano da Epitteto, per Denis Vasse la solitudine si distingue dall’isolamento sul discrimine della relazione, che caratterizza la prima – incontro l’altro in cui m’imbatto o l’altro che è al fondo di me stesso – ma è assente nel secondo (Uno sguardo umano: dall’isolamento alla solitudine, 2001). Sulle tracce del Cristo che si fa deserto, questa rarefazione può diventare un cammino di conoscenza che conduce a sé stessi, al mondo e a Dio. Auspichiamo dunque riflessioni sull’isolamento dell’asceta e del mistico nelle esperienze religiose, sulla solitudine come ‘condizione spaziale’ del silenzio. Declinando ulteriormente il concetto attraverso il minuscolo che certa tecnologia ha reso ormai familiare per il soggetto inglese, ci chiediamo ancora quali siano i margini della solitudine nell’epoca dell’information overload e dell’always on. Considerando, se è il caso, che mentre la connessione in mobilità ha polverizzato le metafore del web come soglia a cui si accede, nuove segregazioni sono imposte ai corpi (dalla recente pandemia alle attuali guerre, alle sempre urgenti migrazioni). E inoltre: può esservene traccia nella sovrapposizione fra le semantiche di amare e tangĕre, tra l’ambito di amico e quello di contatto, che è delle comunità social? Tali dimensioni possono essere esplorate anche dal punto di vista linguistico e semiotico, attraverso gli strumenti della geografia (quali sono le coordinate della solitudine rispetto ai luoghi? si può essere soli in un non-luogo?), o per gli esiti dell’assenza fisica, dell’altro sostituito da una presenza virtuale che può perfino configurarsi come perturbante (neuroscienze, arti visive). Per questo nuovo numero di Siculorum Gymnasium si attendono allora contributi che discutano, problematizzino e approfondiscano, benché in modo non esclusivo, tali ipotesi.

  • Letteratura
  • Filosofia
  • Storia
  • Sociologia
  • Psicologia
  • Teologia
  • Religione
  • Geografia
  • Musica
  • Storia dell’arte
  • Arti visive
  • Gli abstract (1000 battute max) e i saggi (40.000 battute max) possono essere presentati in una lingua a scelta tra italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco.

    Scadenze

    • 20 novembre 2023: deadline per l’invio degli abstract;
    • 30 dicembre 2023: deadline per la selezione degli abstract da parte del Comitato direttivo e del Comitato scientifico;
    • 15 marzo 2024: deadline per l’invio degli articoli definitivi;
    • 15 aprile 2024: fine del lavoro di revisione da parte dei revisori anonimi;
    • 30 aprile 2024: deadline per l’invio dell’articolo corretto in base alle eventuali modifiche richieste dai revisori anonimi.

    Gli abstract e gli articoli vanno inviati alla Segreteria di redazione, all'indirizzo mail: segreteriasiculorumgymnasium@gmail.com

    Siculorum Gymnasium

    A Journal for the Humanities

    ISSN: 2499-667X

    siculorumgymnasium@gmail.com